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Giotto – Riassunto

Giotto

INTRODUZIONE

Giotto (Colle di Vespignano, Firenze 1267 ca. – Firenze 1337), pittore e architetto italiano, con la sua opera segnò una svolta fondamentale nello sviluppo dell’arte occidentale. Nelle sue imprese pittoriche Giotto restituì volume alla figura umana e diede un solido impianto spaziale alla composizione; superò in tal modo la pittura bidimensionale tipica dello stile bizantino e diede impulso a un nuovo orientamento realistico.

Scarse sono le notizie sui primi anni della vita di Giotto. Probabilmente il giovane svolse l’apprendistato a Firenze, lavorando nella bottega di Cimabue; fu poi a Roma, Padova, Arezzo, Rimini, Assisi e Napoli. La sua produzione, a soggetto religioso, consiste principalmente in pale d’altare e affreschi. Purtroppo, poche opere si sono conservate fino a oggi in buono stato e alcune sono di attribuzione incerta. Giotto impiegava infatti collaboratori anche molto abili: spesso è problematico distinguere con certezza (soprattutto negli affreschi) lo stile di Giotto da quello di altri maestri che lavorarono al suo fianco. Tra le opere del periodo giovanile va ricordato un Crocifisso (Santa Maria Novella, Firenze), eseguito probabilmente intorno al 1290, dove il maestro fiorentino fornisce una rappresentazione sentitamente umana del Cristo, più moderna rispetto all’iconografia – fortemente simbolica, di impronta bizantina – dei crocifissi di artisti dello stesso periodo.

I GRANDI CICLI PITTORICI

Negli affreschi della Basilica superiore di Assisi, eseguiti tra il 1288 e il 1292 (Storie dell’Antico Testamento, Storie del Nuovo Testamento), Giotto mostra ancora tratti bizantineggianti, oltre all’influsso di Cimabue. Ma la novità della sua pittura, influenzata forse dalla contemporanea pittura romana di stampo classicista, è evidente se si osservano da vicino i singoli riquadri: per la composizione e la forte espressività dei volti, il Compianto sul Cristo morto non ha precedenti nell’arte italiana. Le notevoli doti narrative di Giotto sono testimoniate, ancora nella Basilica superiore, dal ciclo della Leggenda di san Francesco (1296-1300), che del santo sottolinea il ruolo storico e la calda umanità, più che le virtù ascetiche. Nel 1300 Giotto fu a Roma dove, su commissione di papa Bonifacio VIII, eseguì un ciclo di affreschi per le celebrazioni del primo giubileo. Di queste opere, tuttavia, restano soltanto alcuni frammenti in cattivo stato e di attribuzione incerta (Bonifacio VIII che indice il giubileo, San Giovanni in Laterano, Roma). Secondo alcuni critici, risale probabilmente agli anni 1300-1303 anche il Crocifisso del Tempio Malatestiano di Rimini, di datazione controversa.

Il vasto ciclo di affreschi realizzato a Padova nella cappella degli Scrovegni (Storie di Gioacchino, Storie di Maria, Storie di Gesù, Allegorie dei Vizi e delle Virtù, Giudizio Universale), probabilmente terminato nel 1305-1306, viene unanimemente considerato uno dei momenti più alti dell’arte di Giotto. Rompendo con la rigida stilizzazione medievale, Giotto presenta la figura umana in tonde forme scultoree, che sembrano riprese da modelli viventi piuttosto che ricalcate da archetipi idealizzati. L’artista toscano rifiuta i colori brillanti e preziosi e le eleganti linee dello stile bizantino a favore di una rappresentazione più realistica, privilegiando il dato umano e reale rispetto al divino e all’ideale: una scelta rivoluzionaria in un’epoca dominata dalla religione. Gli sfondi architettonici, che testimoniano di una nuova consapevolezza nella resa dello spazio, sono di più ampio respiro rispetto alle piatte superfici dei dipinti bizantini e gotici, benché ancora molto lontani dalla prospettiva pienamente sviluppata nel Rinascimento.

L’ULTIMO PERIODO

La Madonna di Ognissanti o Maestà (1310 ca., Uffizi, Firenze) è tra i pochi dipinti su tavola attribuibili con certezza a Giotto. Benché vi si ravvisi chiaramente l’influenza di Cimabue, l’umanizzazione del volto della Madonna costituisce un fatto del tutto nuovo, così come la resa della profondità del trono gotico su cui siede la Vergine. I due cicli di affreschi eseguiti per la cappella Bardi e la cappella Peruzzi in Santa Croce a Firenze rappresentano, rispettivamente, la vita di san Francesco (1325 ca.) e la vicenda terrena di san Giovanni Battista e di san Giovanni Evangelista (1317 ca.). Le composizioni ardite e mosse che caratterizzano queste pitture segnano lo stadio più maturo dello stile di Giotto.

Ormai maestro riconosciuto, dal 1328 Giotto operò a Napoli presso la corte di Roberto d’Angiò; tornò poi a Firenze, dove nel 1334 progettò il campanile del Duomo di Santa Maria del Fiore: disegnò probabilmente anche le formelle esagonali del primo ordine del basamento, realizzate poi da Andrea Pisano e da suoi collaboratori. Nulla è rimasto, infine, del suo soggiorno milanese, datato intorno al 1335, durante il quale ricevette diverse commissioni dai Visconti.

L’artista, all’avanguardia per i tempi in cui visse, esercitò un’influenza notevole su tutte le scuole pittoriche italiane ed europee del XIV secolo. La forte carica innovativa del suo stile diede tuttavia i frutti più evidenti soprattutto grazie alla ripresa e rielaborazione compiuta da Masaccio, circa un secolo dopo. L’attenzione per il realismo rappresentativo, sia nella resa della figura umana sia nella descrizione del mondo naturale e delle strutture architettoniche, sarebbe diventata tratto dominante del Rinascimento fiorentino.

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