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Analisi e commento IV egloga Bucoliche – Virgilio

La IV ecloga è una tra le più famose delle Bucoliche, in essa viene usato da Virgilio un registro linguistico notevolmente più alto rispetto alle altre. Questo si evince già al verso 1, invoca infatti le Muse siciliane, della poesia bucolica, al fine di cantare qualcosa di più alto sia per Teocrito, poeta di età ellenistica famoso per aver scritto trenta idilli, sia per il destinatario dell’opera: il console Asinio Pollione. Durante il suo consolato profetizza l’arrivo di un puer che riporterà il saturnia regna, l’età dell’oro, un periodo di pace e prosperità. Il poeta latino parla anche del ritorno di una “Virgo” (poi in chiave cristiana, soprattutto durante il medioevo, interpretata come la Vergine Maria), la venuta di una nuova Argo e di un nuovo Achille. Lo stile raggiunge qui uno dei suoi massimi all’interno dell’egloga, la ripresa dell’appellativo “magnus” per Achille, in ricordo di quello omerico (grande, immenso, gigantesco) è significativa e vi è un tentativo di collegamento all’epos omerico, a quell’esempio di perfezione stilistica propria di Omero. In questa nuova era tutto sarà spontaneo e non saranno più necessari i trasporti per mare, l’uomo rivivrà in simbiosi con la natura, la terra non sopporterà più di essere soggiogata e sottomessa. A partire da questo momento gli elementi naturali offriranno spontaneamente tutto ciò di cui l’uomo ha bisogno e anche qualcosa in più senza che l’uomo si debba sforzare. Lo stile solenne dell’ecloga non si abbassa mai, l’esposizione della profezia è attraversata da figure retoriche quali anafore, poliptodi è iperbati.

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