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Litterae ad familiaris 14,4 Traduzione – Cicerone

1. Io vi invio meno spesso lettere di quanto posso dal momento che non solo tutti i momenti mi sono infelici ma anche quando vi scrivo o leggo le vostre notizie sono distrutto dalle lacrime al punto che non posso sopportare. Oh se fossi stato meno attaccato alla vita ! Di certo non avremmo visto cosi tanto dolore. Che se poi la sorte ci ha riservato la speranza di recuperare un giorno qualche bene, meno da noi è stato sbagliato ; se questi mali sono irreversibili, io davvero desidero vederti quanto prima, oh vita mia , e fra le tue braccia morire, poiché né gli dei , che tu hai venerato tanto, né gli uomini che io ho sempre servito ci hanno ringraziato. 2. Noi siamo stati per 10 giorni ospiti di M. Lenio Flacco, uomo onesto, che ha trascurato il pericolo di perdere i propri averi o la propria vita a vantaggio della mia salvezza e non si è fatto allontanare da questa azione ( non si è fatto dissuadere) dalla pena di una legge in giustissima. Oh se potessimo ringraziare un giorno ! Lo ringrazierò sempre. 3. Partiamo da brindisi oggi. Ci dirigiamo attraverso la macedonia a Cizico. Sono perduto ! Sono afflitto !. Perché mai ora dovrei chiedere a te di venire , donna malata nel corpo e sfinita nell’animo ? Non dovrei chiedertelo? Rimarrò dunque senza di te ? Penso che farò cosi : se c’è speranza sul nostro ritorno fai in modo ( applicati ) e agevola la cosa, se come invece temo sia tutto deciso in qualunque modo tu possa fai in modo di venire da me. Sappi soltanto questo : se ti avrò, non mi sembrerà di essere del tutto morto. Ma che cosa sarà di mi figlia Tulliola? Vedete cosa fare, io non so bene. Ma di certo in qualunque modo le cose andranno deve pensare al matrimonio e alla fama di quella poveretta. Che cosa faccio ? il mio Cicerone cosa farà ? egli vorrei che fosse sempre sulle mie ginocchia, fra le mie braccia. Non posso scrivere di più, la malinconia me lo impedisce. Non so cosa farai, se possiedi ancora qualcosa o se , come temo , tu ne sia spogliata. 4. Pisone, come tu scrivi , spero sarai sempre dei nostri. Per quanto riguarda l’affrancamento degli schiavi non c’è niente di cui ti devi preoccupare. Da prima è stato promesso ai tuoi ( schiavi ) che tu avessi fatto come ciascuno avesse meritato. E’ d altronde in servizio solo Orfeo, tranne lui proprio nessuno prestò tanto servizio. Degli altri servi la situazione è tale che se gli schiavi fossero confiscati sarebbero nostri liberti. Sempre che abbiano ottenuto la libertà: se fossero(ancora) di nostra appartenenza ( allora ) ci servirebbero , a eccezione di pochissimi, ma queste cose sono di minore ( importanza ). 5. E quanto al fatto che tu mi inviti ad essere di animo forte e ad avere la speranza di recuperare la salvezza vorrei che ciò fosse tale da sperare davvero. Ora , misero(me), quando riceverò le tue lettere ? chi me le porterà ? io le avrei aspettate a Brindisi se mi fosse stato concesso dai marinai, che non vollero rimandare la partenza. Quanto al resto, fatti coraggio, mia Terenzia , nel modo più dignitoso. Abbiamo vissuto e siamo stati bene ; ci fa soffrire non la nostra colpa ma la nostra virtù. Non abbiamo nessuna colpa, se non il fatto di non aver perduto, insieme alla fama , la vita. Ma se questo fu vantaggioso per i nostri figli sopportiamo il resto delle cose sebbene non dovrebbero essere sopportate. Ma io che ti faccio coraggio , non posso farlo con me stesso. 6. Ho fatto ritornare Clodio , uomo fedelissimo, poiché impedito da una malattia agli occhi. Sallustio vince tutti ( gli altri ) in dovere. Pescennio E’ il più benevole di tutti e spero sempre che questo ( lui ) sia rispettoso sempre nei tuoi confronti. Sicca mi aveva promesso che sarebbe stato con me ma è andato via da Brindisi. Preoccupati per quanto puoi di stare bene; e pensa cosi , che io sono più preoccupato della tua infelicità che della mia . Mia Terenzia , fedelissima e ottima moglie, e mia carissima figlia e alla nostra ultima speranza , oh cicerone , addio. Da Brindisi 29 aprile.

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