Home » Latino » Catone – De Agri cultura , II , P.1-3

Catone – De Agri cultura , II , P.1-3

Testo latino

[1] Pater familias ubi ad villam venit, ubi larem familiarem salutavit, fundum eodem die, si potest, cimcumeat; si non eodem die, at postridie. Ubi cognovit quo modo fundus cultus siet operaque quae facta infectaque sient, postridie eius diei vilicum vocet, roget quid operis siet factum, quid restet, satisne tempori opera sient confecta, possitne quae reliqua sient conficere, et quid factum vini, frumenti aliarumque rerum omnium. [2] Ubi ea cognovit, rationem inire oportet operarum, dierum. Si ei opus non apparet, dicit vilicus sedulo se fecisse, servos non valuisse, tempestates malas fuisse, servos aufugisse, opus publicum effecisse, ubi eas aliasque causas multas dixit, ad rationem operum operarumque vilicum revoca. [3] Cum tempestates pluviae fuerint, quae opera per imbrem fieri potuerint, dolia lavari, picari, villam purgari, frumentos transferri, stercus foras efferri, sternicilium fieri, semen purgari, funes sarciri, novos fieri; centones, cuculiones familiam oportuisse sibi sarcire.

Trad.

[1] Il capofamiglia non appena è giunto alla fattoria, non appena ha reso devoto omaggio al lare domestico, faccia un giro attorno al fondo il giorno stesso, se è possibile; se non il giorno stesso, almeno quello successivo. Non appena ha saputo in che modo il fondo sia coltivato, quali siano i lavori eseguiti e quelli ancora da fare, chiami il fattore il giorno successivo, a quello chieda quali lavori siano stati fatti, che cosa rimanga, se quelli compiuto siano stati realizzati a tempo debito, se possa portare a termine i lavori rimasti e quale sia stata la produzione di vino, frumenti e di tutti gli altri beni. [2] Non appena sa quelle cose, è opportuno che faccia il calcolo dei lavori e dei giorni. Se non gli sembra soddisfacente il risultato del lavoro, il fattore dice di aver agito diligentemente, che i servi sono stati ammalati, che ci sono state delle cattive tempeste, che dei servi sono fuggiti, che ha dovuto eseguire delle corvées pubbliche, ma quando ha detto quelle e molte altre scuse, invita il fattore al conto delle opere e degli operai. [3] Ricorda che quando ci sono state tempeste piovose egli avrebbe dovuto svolgere quei lavori che che si possono fare durante la pioggia: lavare le botti, spalmarle di pece, pulire la fattoria, rivoltare il grano, portare via lo sterco, fabbricare il letamaio, ripulire il grano, rammendare le funi, farne delle nuove; che sarebbe stato opportuno che i servi gli rammendassero i vestiti e i cappotti.

Guarda Anche

Versione – Il cavallo di Troia

Achivi, cum per decem annos Troiam occupare non possent, Epèus monitu Minervae equum mirae magnitudinis ...

Lascia una risposta

L'indirizzo email non verrà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *