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Tuono – Parafrasi, analisi, commento, figure retoriche – Giovanni Pascoli

Tuono

E nella notte nera come il nulla,

a un tratto, col fragor d’arduo dirupo

che frana, il tuono rimbombò di schianto:

rimbombò, rimbalzò, rotolò cupo,

e tacque, e poi rimareggiò rinfranto,

e poi vanì. Soave allora un canto

s’udì di madre, e il moto di una culla.

Parafrasi

E nella notte buia come il nulla ad un tratto, come il frastuono di una rupe che frana dall’alto, il tuono rintronò risuonando, facendo eco e rotolando nella notte ma subito smise, e poi rumoreggiò lontano nella notte come un’onda di mare che si infrange sopra gli scogli ma svanì nuovamente. A quel punto si sentì il dolce canto di una madre, ed il rumore del dondolio della culla del suo bimbo.

CARATTERISTICHE FORMALI

Titolo: è informativo perché leggendo la parola “Il tuono” si capisce che si riferisce a un tema spaventoso come appunto la potenza di un tuono che ci rende atterriti. Il titolo informativo, infatti, permette l’acquisizione di notizie e informazioni a priori, da parte del lettore riguardanti il contenuto del testo poetico.

Strofe – Versi – Rime : è una piccola ballata di 7 versi endecasillabi, il cui primo verso costituisce la ripresa. La “e” iniziale rende la continuità fra il filo del suo pensiero e l’evento, e dà l’idea che il poeta volesse continuare un discorso aperto in precedenza.

Lo schema delle rime è A BCBCCA. Come si può notare la chiave interpretativa è la rima fra “nulla” (= spavento, collera della natura, vuoto, assenza) e “culla” (= rifugio contro le avversità, mondo degli affetti familiari).

L’anticlimax più la rima di “schianto”, “rifranto” e “canto” dà il passaggio dal negativo al positivo, infatti il simbolo del tuono diventa canto.

Inoltre è presente una cesura “e poi vanì” (v.6) e un enjambement “soave allora un canto s’udì di madre (v.6-7).

Figure di timbro:

Allitterazione per consonanza in “n” (v.1);

Paronomasia fra “nella” e “nulla” che da un senso d’attesa iniziale (v.1);

Allitterazione per consonanza in “r” e per assonanza in “u” ed “o” (v.2);

Allitterazione per consonanza in “r” e per assonanza in “o” che riproduce il suono del tuono (v.4);

Allitterazione in RIMB – RIM con funzione onomatopeica

Onomatopea “il tuono rimbombò di schianto: rimbombò, rimbalzò, rotolò cupo”.

Figure retoriche di significato:

Similitudine “nera come il nulla” paragonando il colore nero come l’ assenza e il vuoto;

Sinestesia (v.2); il tuono rimbombò, rimbalzò, rotolò (v.4) associando a quest’ultima la percezione uditiva a quella visiva.

Figure retoriche d’ordine:

Enumerazione:

per polisindeto “e tacque, e poi rimareggiò, rinfranto e poi” che rende più lento il ritmo quando il fenomeno sta per finire;

per asindeto fra “rimbombò”, “rimbalzò” e “rotolò” che dà un ritmo incalzante e veloce, senza interruzioni, come un treno.

Lo stile: questa poesia, come si può notare è un lungo periodo scandito da virgole e spezzato a metà dai due punti. Nella prima parte c’è una proposizione reggente e una frase ipotattica mentre la seconda parte è composta da frasi paratattiche.

Il lessico: non è complesso, infatti questa poesia è stata scritta alla fine dell’ottocento. Di particolare rilevanza, è l’aspetto fonico della poesia, infatti, inizialmente si hanno vocali chiuse “nera come il nulla”, poi vocali aperte “tratto… arduo, frana… tuono” e chiuse “fragor… dirupo”. Infine vi sono parole tronche con echi di scoppi sonori “rimbombò, rimbalzò, rotolò, rimaneggiò” che risuonano cupi in lontananza fino allo svanirvi attraverso quel “vanì”.

Campi semantici:

di colore “notte nera”

percettivo – sonoro “rimbombò, rimbalzò, rotolò – “Soave allora un canto s’udì di madre” “il moto di una culla”

INTENZIONE COMUNICATIVA

Pascoli, con questa poesia, vuole descrivere il tuono che, con alto fragore, rintrona nella notte scatenandosi in tutta la sua violenza terribile. L’essere umano all’udire questa voce possente della natura, s’impaurisce come il bimbo che piange spaventato nella notte buia.

All’immagine minacciosa della natura si contrappongono, però, le figure rassicuranti della madre e della culla.

Infatti, ad intervenire per tranquillizzare il suo bimbo fu la madre, la quale si assume un simbolo di protezione, di sicurezza e di pace serena.

LA PROBLEMATICA AFFRONTATA

Il poeta inizialmente esprime la sua angoscia per lo scatenarsi improvviso di elementi negativi inserendo segnali di morte ed immagini dell’oscurità del nulla, ma riesce alla fine a tranquillizzarsi e riprendersi concludendo con l’annuncio del rifiorire della vita.

Infatti, la conclusione contiene una notazione consolatoria: il canto di una madre che culla il proprio figlio, ci riporta dentro quella casa che rappresenta il simbolo degli affetti più vitali e profondi del poeta.

Questo carattere è reso noto anche dalle parole chiave: “canto di madre” e “culla” che rappresentano “il nido” e la vita che rinasce.

Il mondo esterno è avvertito come una minaccia, simboleggiata dal tuono che, come tutti gli eventi atmosferici violenti, è per Pascoli simbolo di una oscura minaccia. IN contrasto con la drammaticità del mondo esterno troviamo la casa e la culla come elementi rassicuranti (il nido, tema classico della poesia pascoliana)

COLLEGAMENTO CON ALTRE POESIE

Si può dire che questa poesia è il proseguimento della precedente, intitolata “il lampo” (facente parte della triade TEMPORALE, IL LAMPO e “il tuono”), con la quale presenta alcuni elementi in comune, a cominciare dalla struttura metrica e dallo schema delle rime, che sono identici.

Entrambe le liriche sono costruite su un accostamento di sensazioni: nel “il tuono” prevalgono le sensazioni uditive, mentre nel “il lampo” vi sono quelle visive. Inoltre in queste due poesie la rappresentazione di un fenomeno naturale e la descrizione di un paesaggio trasmettono i sentimenti del poeta. Infatti “il tuono” non racconta semplicemente un fenomeno naturale, ma rappresenta il mistero della natura, tramite la notte nera e il nulla (che dà smarrimento e sensazione di paura).

COLLEGAMENTO CON LA POETICA DELL’AUTORE

L’orizzonte tematico della raccolta Myricae è dominato dalle immagini dell’infanzia e dal motivo del “il nido famigliare” distrutto, che rappresenta per il poeta un mezzo di ricongiungimento con la condizione affettiva infantile. Infatti si può notare come nella poesia “il tuono”, questi temi vengono fortemente espressi. Paure e dolcezze dell’infanzia alimentano la poesia in cui il senso delle cose diventa sempre più allusivo e carico di suggestioni.

Un altro argomento a cui possiamo fare riferimento, è quella del mistero, il cui senso avvolge la realtà dell’ignoto che il poeta sa cogliere ed esplorare proprio perché possiede dentro di sé il fanciullino. Infatti è attraverso il fanciullino che si creano delle relazioni fuori dalla logica avvicinandosi al loro mistero. Il Pascoli grazie a questo cerca in ciò che lo circonda i particolari che svelano gli aspetti positivi e negativi della realtà.

Fonte: www.bibliolab.it

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